Discorso del Presidente provinciale della Sezione UNMS di Rieti, tenuto in occasione dell’Assemblea annuale dei soci.
Cari Soci e Amici dell’Unione,
Saluto e ringrazio, a nome del Comitato Provinciale, dei Soci effettivi e simpatizzanti, tutti gli intervenuti, con l’augurio che possiate trascorrere una giornata diversa, tra queste mura dove la tradizione cristiana, la tranquillità e la pace ci aiutano a riflettere e a meditare riconducendoci, anche se per poco, nella giusta dimensione di quel mondo che fu dei nostri padri, mentre ora, tormentati dall’oggi, rischiamo di smarrire il senso ed il valore della vita.
Prima di iniziare i lavori, osserviamo un minuto di silenzio per le tragedie di questi giorni e per i nostri caduti, per coloro che quotidianamente vengono uccisi e mutilati nello svolgimento dei loro doveri istituzionali.
Ringrazio le Autorità intervenute che saluto con affetto per la loro vicinanza alla nostra Unione e ai valori che costituiscono il suo patrimonio che in fondo è il patrimonio di tutti coloro che coltivano il senso ed il culto del rispetto della persona umana.
Affettuosamente saluto il Presidente del Consiglio Regionale del Lazio, Cav. Uff. Vincenzo CIPULLO, per la sua vicinanza alle realtà provinciali dell’Unione;
il V/Presidente Francesco CHICHELLO, il Dr. Andrea ROLLO, I’Avv. Gianfranco D’ASCIA;
il Presidente della Sezione Prov.le di Roma, Benedetto FRANCHITTO e LEOPARDI;
il Presidente della Sezione Prov.le di Viterbo, Dr. Mario SETTEMBRI;
il Presidente della Sezione Prov.le di Frosinone, CARNEVALI;
il Presidente della Sezione Prov.le di Latina, CIMINO
il Presidente della Sotto-Sezione di Cassino, Prof. Adriano MAITIA;
il Delegato Prov.le Guardia d’onore al Pantheon, Dr. Luigi BERNARDINETTI;
il Presidente dell’Associazione Marinai,Sig. Onelio FESTUCCIA;
il Presidente UNCI, Dr. Pasqualino MARTINI;
il Presidente dell’Associazione Carabinieri in Congedo;
Con la celebrazione della Santa Messa in suffragio dei nostri Caduti per servizio, abbiamo onorato l’impegno morale e civile di ricordare il sacrificio di tutti coloro che, alle dipendenze dello Stato e degli Enti Locali, siano essi militari che civili, hanno perso al vita in tempo di pace per il bene del nostro Paese.
Nella quiete del luogo e nella intimità della preghiera, abbiamo sicuramente meditato sul valore della vita umana ed averla persa per il bene della Società ci fa pensare a quanto grande sia stato il dono che i nostri Caduti hanno offerto a vantaggio della Comunità. Agli uomini di buona volontà, a questa Comunità, e soprattutto alla nostra Unione, spetta il compito di perpetuare nel tempo la memoria dei nostri Martiri, creditori perenni della nostra riconoscenza.
La nostra Unione, Ente Morale istituito ìl 24 Giugno 1947 con Decreto n. 650, è l’Associazione che per legge tutela tutti coloro che alle dipendenze dello Stato e degli Enti Locali hanno riportato mutilazioni ed infermità per causa di servizio; inoltre, deve salvaguardare la dignità, l’identità e i diritti dei Soci, deve generarne l’attenzione ed il giusto riconoscimento ed offrire, mediante una struttura flessibile, moderna, funzionale e meno burocratica, proiettata verso il futuro, benefici, diritti civili e valori sostanziali al nostro Paese sempre più confuso e disorientato, alla ricerca di punti certi di riferimento.
Voglio accennare brevemente alle attività della Sezione di Rieti la quale, nei limiti delle sue possibilità, partecipa attivamente alle varie manifestazioni civili, religiose e militari, nell’ambito della Provincia di Rieti e, quando possibile, è presente anche presso le Consorelle Regionali.
Abbiamo promosso una azione di proselitismo informando dettagliatamente tutti icomandi militari, i presidi sanitari e tutti gli Uffici Pubblici, inviando loro notizie e depliant.
Se si volesse aderire a tutte le manifestazioni alle quali siamo invitati a partecipare, dovremmo dedicarci prevalentemente all’attività di rappresentanza che, pur meritevole di apprezzamento, avrebbe un costo economico non indifferente oltre alla fatica fisica, che per noi meno giovani non è cosa da trascurare. Di inviti ne abbiamo ricevuti molti e sono stati quasi tutti onorati nei modi e con le formalità previste.
A livello sociale abbiamo attivato un centro CAF che gratuitamente ha assistito i nostri Soci per la compilazione del Mod. 730/Redditi 2011. Abbiamo adeguatamente informato tutti i Soci che in tanti hanno raccolto l’invito. Il servizio CAF, attivato lo scorso anno, dopo una insistente esortazione di alcuni personaggi della Sede Centrale, aventi anche loro idee confuse e discordanti, ci costò molto in termini sia economici che funzionali in quanto la nostra attività era subordinata alla visione, all’esame e alla approvazione di un centro CAF di Roma con il quale era quasi impossibile collegarsi creando problemi seri nell’espletamento del nostro lavoro e tutto ciò per il semplice motivo che I’UNMS non era riuscita ad essere essa stessa CAF e quindi autonoma.
Il servizio, con il dispiacere ed il rammarico di tutti, venne interrotto per mancanza dell’autonomia funzionale.
A livello pensionistico abbiamo interessato l’Avvocato D’ASCIA, amico e legale dell’UNMS, il quale ascolta i nostri Soci programmando incontri presso la nostra Sede Sociale con coloro che sono interessati alla risoluzione dei singoli problemi.
Caro Presidente CIPULLO, tutte le nostre iniziative, riunioni, convegni, proposte e quant’altro, sia a livello locale che regionale e nazionale, pur meritevoli di apprezzamento, non costituiscono comunque il soddisfacimento della richiesta unanime che si eleva forte, da tutti gli iscritti, nelle varie occasioni d’incontro e che da anni costituisce lo zoccolo duro delle nostre rivendicazioni: nonostante i Governi di turno e le promesse di tante personalità istituzionali, non si è riusciti ad ottenere giustizia sulla pensione privilegiata ordinaria.
Abbiamo fatto i funerali dei Presidenti QUAGLIOTTI, VARANESE, CESAREO, i quali presumibilmente han portato con sé l’angoscia di non essere riusciti a risolvere il problema dell’equiparazione dei diritti fiscali, problema questo che seppellirà altri Presidenti Nazionali.
Comunque, caro Presidente Regionale, non dobbiamo mollare; sono oltre trent’anni che l’UNMS si batte e la battaglia per la defiscalizzazione delle pensioni privilegiate merita sempre più un impegno forte della Presidenza Nazionale, del Presidente BUCCI al quale impossibilitato a partecipare, va il nostro affetto e la nostra vicinanza per il suo operare deciso, professionale e costante.
Al di là di quanto si è sempre affermato e dibattuto sin dal 1947, data di nascita dell’Unione, qualche licenza di critica posso anche permettermela essendo Presidente della Sezione di Rieti da quasi quarant’anni ed avendo conosciuto tanti Presidenti Nazionali, ormai passati a miglior vita, ed aver partecipato a tanti Congressi: ho notato che i discorsi, gli argomenti e i programmi, opportunamente ritoccati, erano sempre gli stessi e puntualmente venivano rimandati da un Congresso all’altro diversificandosi per le date ed i protagonisti.
Nessun Congresso ha mai saputo e voluto educare a scaldare gli animi dei congressisti esaltando i valori morali della nostra storia, il nostro modo di essere nella società alla quale quotidianamente abbiamo dato un contributo significativo di sacrificio, di spirito di servizio, tutelandone la democrazia e la crescita nella libertà istituzionale.
l Soci degli anni ’50 sono vissuti orfani dei valori fondanti che uniscono, che formano spirito di corpo al di là di un ipotetico tornaconto economico.
In quei tempi del dopoguerra l’unica ricchezza era la grande povertà per cui l’Unione ritenne opportuno privilegiare la politica della difesa dei diritti economici, che purtroppo hanno una durata limitata nel tempo, a discapito e trascurando di dare risalto al valore dell’Unione per ciò che rappresenta per le sue finalità, per le sue peculiarità e per la sua storia.Sono i valori, le tradizioni che uniscono, che cementano permanentemente i Soci all’Unione. Il tornaconto spicciolo, pur apprezzabile, appena assaporato sminuisce in poco tempo l’interesse del Socio che immediatamente rincorre altri interessi e quando ciò diventa impossibile lascia l’Unione ritenendola incapace di nuovi apporti economici.
Questa filosofia è stata ed è la convinzione della maggior parte dei Soci che nel tempo non hanno assimilato e fatto propri i valori dell’Unione riducendo a pochi spiccioli il loro essere.L’Unione è nata bene ma è cresciuta male, è diventata anch’essa invalida. Negli anni difficili si è proposta più come sindaco che come custode di un patrimonio ricco di valori. Nel privilegiare l’aspetto economico, trascurando quello dei valori, non è riuscita a creare una base comune di aggregazione fondata su ciò che conta e che dura nel tempo assicurando a sé stessa una lunga vita.
I nostri Invalidi hanno dell’Unione la concezione di una burocrazia sindacalizzata che si appalesa e si manifesta dal comportamento degli stessi quando vengono in Sezione: dopo il “Buongiorno” quasi timoroso chiedono: “C’è qualcosa? … Che ci date? … Che si dice?”
Ridurre la propria adesione ad un organismo rappresentativo basato soltanto su questi presupposti economici è un fatto desolante ma la colpa non è tanto dei Soci quanto della filosofia degli organi rappresentativi dell’Unione che non hanno mai raccontato la storia, l’impegno sociale, i valori, il patrimonio dell’impegno dell’Unione stessa che nel corso degli anni si è sempre più arricchita per la sua presenza attiva e per il suo impegno nel contribuire alla crescita democratica del nostro Paese.
Non credo che i Marinai, i Bersaglieri e gli Alpini vadano in Sezione per chiedere ai loro Presidenti: “Che cosa mi dai?” Costoro sono granitici, cementati da una convinzione e da uno spirito di corpo che li unisce ed insieme riescono a commuovere tanta gente con le loro sfilate, con le loro manifestazioni, con la loro vita intensa nell’ambito delle loro strutture. Sono i valori che perpetuano in coloro che li hanno assimilati … gli amanti dell’effimero, del falso tornaconto vivono poche stagioni e all’ombra della loro pochezza.
La nostra società è come una grande torta composta di tante porzioni, una di queste siamo noi: ci chiamiamo UMNS. Le tante porzioni con le quali dobbiamo convivere non ci conoscono, non sanno chi siamo né cosa facciamo, spesso ci confondono con l’Unione Nazionale Minatori Sardi, altre volte con l’Unione Nazionale Movimento Sociale, ed altre ancora non ci confondono proprio, ci ignorano.
Sarebbe stato apprezzabile se queste porzioni consorelle avessero saputo che noi siamo coloro che tutelano il Carabiniere ucciso, il Poliziotto ferito, il Vigile del fuoco permanentemente invalido, oltre agli orfani e le vedove di tutti i Caduti per servizio.
La colpa di questa nostra opacità non è della Società bensì dell’Unione che non ha saputo farsi conoscere a sufficienza. Questo vuoto di conoscenza si appalesa anche a livello istituzionale: molto spesso ci chiedono: “ma voi chi siete?” confondendoci con le tante sigle di chi in questo periodo cerca proseliti per il 5 per mille.
Stante in questi termini l’identità dell’Unione, potrebbe far venire il dubbio che in 66 anni di vita non sia stata capace di imporre la sua immagine e di pubblicizzare correttamente il suo essere nella Società: vivere, operare nella penombra della poca conoscenza sicuramente ha influenzato in maniera negativa l’insieme delle relazioni sia a livello nazionale che locale.
Quando leggo il Corriere dell’Unione a volte mi rendo conto quanto siamo distanti dalla realtà odierna. Le nostre rivendicazioni, per quanto giuste, evaporano, scompaiono, sembrano quasi pretestuose davanti al rogo di un muratore che si è dato fuoco perché gli hanno venduto la casa, l’unico bene che aveva, per 20.000,00 euro o all’imprenditore che si toglie la vita costretto a chiudere l’azienda e a licenziare gli operai.
Di fronte a queste drammaticità, la nostra categoria può considerarsi quasi privilegiata, un pezzo di pane quotidiano anche se duro non ci viene a mancare.
Queste mie personali considerazioni scaturiscono, ovviamente, osservando una faccia della medaglia; se poi si analizza attentamente l’altra faccia veniamo pervasi dalla ribellione, dalla rabbia, dall’indignazione, da forti stimoli di lotta in quanto vediamo sistematicamente respinte le nostre giuste rivendicazioni da parte delle Istituzioni, quando le stesse consentono e permettono di rubare e sperperare risorse della collettività ai vari politicanti di turno che si sono permessi una vita fatta di champagne, di ostriche, di belle donne, di alberghi a 12 stelle, di conti in banca, di macchine e barche di lusso e di ferie in paradisi a noi sconosciuti e vietati.
Queste mie considerazioni, non tanto positive per l’Unione, potrebbero comprometterne la sua permanenza nell’ambito di questa Società rappresentativa per cui mi permetto di suggerire agli organismi più elevati deii’UNMS alcuni consigli che potrebbero fermarne il declino.
A mio awiso il problema principale, oltre a quello della scarsa visibilità, è quello economico per il fatto di non essere autosufficiente economicamente in quanto i proventi delle quote associative non coprono le spese di gestione della macchina· dell’UNMS. Sembra che su circa 250.000 invalidi esistenti se ne siano iscritti circa 40.000 per cui la soprvvivenza dell’Unione è legata alla concessione di contributi da parte dello Stato e delle Regioni.
Questi finanziamenti, quanto dureranno? E se dal prossimo anno venissero a mancare, che fine faremo? Sono questi gli interrogativi che dovrebbero turbare i sonni dei nostri Responsabili a livello nazionale.
A mio avviso c’è una scappatoia: portare avanti con determinazione il progetto CAF di cui sia titolare l’Unione e successivamente dare la possibilità a tutte le Sezioni Provinciali, radicate sul territorio nazionale,di operare autonomamente.
Lo scorso anno il Governo Monti ha erogato ai vari centri CAF la somma di 180 milioni di euro; I’UNMS oltre ad attingere a questo contributo dello Stato potrà incassare un’altra rilevante somma con la pratica del 5 per mille oltre ai compensi derivanti dalla compilazione della denuncia dei redditi e dell’IMU.
Solo l’autonomia economica può tranquillizzare il nostro operare e può liberarci dal guinzaglio messoci dalle Istituzioni per tenerci a bada e pronte a strozzarci al primo capriccio di qualcuno.
La situazione economica è grave e quanto pensato può diventare realtà … e allora?
L’autonomia economica ci renderebbe più forti, più liberi, più sicuri, tali da poter competere con dignità senza versare in una posizione svantaggiata che a volte diventa umiliante ed insopportabile.
Concludo il mio dire augurando all’Unione di imboccare la via giusta che la allontani dal burrone che si scorge all’orizzonte.
Ringrazio voi tutti per la partecipazione e per la condivisione dei nostri valori che sono quelli comuni e presenti negli uomini di buona volontà.
Grazie.
Rieti, li 8 Giugno 2013